LA GEOLOGIA DELLA VALLE STRONA
In questi ultimi anni molte comitive di studenti e di studiosi italiani e stranieri hanno risalito la valle Strona, armati di martelli, carte, bussole e macchine fotografiche. Hanno sostato lungo la strada, aggredendo le rocce con i loro martelli e intavolando interminabili discussioni.
Di solito fanno sosta a Forno per poi risalire fino a Campèllo. Altri studiosi, in piccoli gruppi, si spingono sui sentieri, raggiungono le creste e le cime, entrano nelle valli minori e rientrano sulla sera. Si possono incontrare con relativa frequenza sul sentiero per Ravinella di sotto, sulle cime del Capezzone, sulla via del Capio, sul crinale di M. Cerano. Effettivamente questo non succede nelle valli vicine o per lo meno non in queste proporzioni. Questi studiosi ed i loro studenti conoscono i motivi di tanto interesse, che forse non sono del tutto noti agli abitanti della valle.
Di solito fanno sosta a Forno per poi risalire fino a Campèllo. Altri studiosi, in piccoli gruppi, si spingono sui sentieri, raggiungono le creste e le cime, entrano nelle valli minori e rientrano sulla sera. Si possono incontrare con relativa frequenza sul sentiero per Ravinella di sotto, sulle cime del Capezzone, sulla via del Capio, sul crinale di M. Cerano. Effettivamente questo non succede nelle valli vicine o per lo meno non in queste proporzioni. Questi studiosi ed i loro studenti conoscono i motivi di tanto interesse, che forse non sono del tutto noti agli abitanti della valle.
La prima notorietà in campo scientifico della valle Strona risale al 1900, quando il prof. Ettore Artini, direttore del Museo di Scienze Naturali di Milano, accompagnato dal conte Melzi, profondo conoscitore della Valsesia e delle valli vicine, percorse la valle raccogliendo pietre e minerali a documentazione di uno studio monografico sulla Valsesia e sulla valle Strona, accompagnato da una carta geologica della zona. Fu in quell'occasione che venne creato il nome di Stronalite per una varietà di rocce molto diffuse nella fascia compresa tra Forno e Campello. Questo nome è ancora rimasto, anche se sono indubbie le sinonimie con il termine « granulite », tanto più che la sua validità venne recentemente confermata dal petrografo svizzero Wenk. Dopo il lavoro di Artini e Melzi sono passati molti anni prima che la valle Strona ritornasse a far parlare di sè, anche se essa è stata oggetto sugli anni 20 di un nuovo rilevamento geologico da parte di Franchi, Stella e Novarese e se nel periodo delle sanzioni economiche, precedenti l'ultimo conflitto mondiale, sono state riattivate le miniere di pirrotina nichelifera di Campello Monti.
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La notevole popolarità nel mondo scientifico ha avuto il suo lancio alla fine di marzo del 1968, in occasione del 1° Simposio sulla « Zona di Ivrea », tenutosi a Locarno ed a Stresa. Tutti i partecipanti, e non erano pochi, appartenenti a diverse nazioni europee, hanno compiuto una escursione in valle Strona, organizzata dai petrografi italiani dell'Università di Modena, che da alcuni anni compivano ricerche nella zona, soffermandosi, guida alla mano, nelle posizioni più significative. Dopo un affollatissimo pranzo a Forno, l'escursione si concluse a Campello ed a Ravinella di sotto. Ma l'eco di questo incontro internazionale non si spense e la valle Strona, fatta conoscere nei suoi motivi di maggiore interesse, divenne la meta di studi, visite didattiche, ricerche, da parte di italiani e stranieri.
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La valle Strona venne considerata valle campione, in cui poter osservare in spazio relativamente breve, una successione di tipi litologici con regolare aumento del grado di metamorfismo. Salendo da Omegna, si incontrano migmatiti, ossia gneiss quarzoso-feldspatici, attribuiti da alcuni alla Formazione Strona-Ceneri. Alla vecchia Fonderia si passa negli gneiss biotitico-sillimanitici, intercalati con anfiboliti, della Formazione kinzigitica. In corrispondenza di Chesio si fanno abbondanti e potenti i filoni pegmatitici, contenenti, oltre a feldspato quarzo e mica musco-vite, tormalina e granato.
Tra Strona e Sambughetto abbondano invece i marmi, che hanno dato il nome anche alla frazione Marmo, dove, fino a poco tempo fa, era in esercizio una cava di bellissimo materiale a grana grossa.
Oltre Marmo le rocce si fanno più massicce ed alla biotite e sillimanite si aggiunge, sempre più abbondante, il granato.
Una larga fascia di anfiboliti attraversa la valle scendendo dal Massone. Si tratta di rocce a orneblenda e plagioclasio, ai quali si aggiungono, procedendo verso Forno, il pirosseno e il granato. Sono questi i segni di un aumento d'intensità del meta morfismo, avvenuto a profondità sempre maggiore, che si può valutare, all'altezza di Forno, a 11-12 mila metri.
Ed è proprio a Forno che iniziano le granuliti, rocce massicce, granualri, riferibili a due tipi: uno acido, di colore chiaro, formato da feldspato, quarzo, granato; l'altro basico, scuro, formato da plagioclasio, pirosseno, anfibolo, granato. E' il tipo acido che viene indicato con il nome di Stronalite.
A Campello si ha un nuovo tipo di roccia: la peridotite, associata a pirossenite. Si tratta di una roccia verde scura, prevalentemente olivinica, che rappresenta una formazione originaria della crosta terrestre profonda. A Campello Monti una faglia separa nettamente le rocce della Formazione Ivrea-Verbano da scisti laminati in epoca più recente che contengono però ancora resti le vecchie rocce, del tutto simili a quelle incontrate nella parte media e bassa della valle.
I motivi d'interesse geologico e petrografico che hanno reso popolare la valle Strona in tutto il mondo sono perciò costituiti dalla possibilità d'incontrare lungo la valle, rocce la parte profonda della crosta terrestre in una successione eccezionalmente regolare, come difficilmente si può trovare in altre valli alpine procedere delle trasformazioni delle rocce dovute all'alta temperatura ed all'alta pressione, fornisce un quadro sempre diverso e progressivamente sempre più massiccio, a partire da Omegna, fino ad arrivare a Campello, dove esistono i tipi di genesi più profonda, rappresentati dalle peridotiti. Si tratta in definitiva di un esempio scolastico ed evidente di struttura profonda della crosta terrestre.
Tra Strona e Sambughetto abbondano invece i marmi, che hanno dato il nome anche alla frazione Marmo, dove, fino a poco tempo fa, era in esercizio una cava di bellissimo materiale a grana grossa.
Oltre Marmo le rocce si fanno più massicce ed alla biotite e sillimanite si aggiunge, sempre più abbondante, il granato.
Una larga fascia di anfiboliti attraversa la valle scendendo dal Massone. Si tratta di rocce a orneblenda e plagioclasio, ai quali si aggiungono, procedendo verso Forno, il pirosseno e il granato. Sono questi i segni di un aumento d'intensità del meta morfismo, avvenuto a profondità sempre maggiore, che si può valutare, all'altezza di Forno, a 11-12 mila metri.
Ed è proprio a Forno che iniziano le granuliti, rocce massicce, granualri, riferibili a due tipi: uno acido, di colore chiaro, formato da feldspato, quarzo, granato; l'altro basico, scuro, formato da plagioclasio, pirosseno, anfibolo, granato. E' il tipo acido che viene indicato con il nome di Stronalite.
A Campello si ha un nuovo tipo di roccia: la peridotite, associata a pirossenite. Si tratta di una roccia verde scura, prevalentemente olivinica, che rappresenta una formazione originaria della crosta terrestre profonda. A Campello Monti una faglia separa nettamente le rocce della Formazione Ivrea-Verbano da scisti laminati in epoca più recente che contengono però ancora resti le vecchie rocce, del tutto simili a quelle incontrate nella parte media e bassa della valle.
I motivi d'interesse geologico e petrografico che hanno reso popolare la valle Strona in tutto il mondo sono perciò costituiti dalla possibilità d'incontrare lungo la valle, rocce la parte profonda della crosta terrestre in una successione eccezionalmente regolare, come difficilmente si può trovare in altre valli alpine procedere delle trasformazioni delle rocce dovute all'alta temperatura ed all'alta pressione, fornisce un quadro sempre diverso e progressivamente sempre più massiccio, a partire da Omegna, fino ad arrivare a Campello, dove esistono i tipi di genesi più profonda, rappresentati dalle peridotiti. Si tratta in definitiva di un esempio scolastico ed evidente di struttura profonda della crosta terrestre.
In questo contesto s'innestano altri motivi d'interesse. Alcuni di carattere geomorfologico, riguardanti soprattutto la morfologia glaciale su cui si è sovrapposta una morfologia fluviale più recente che ha inciso profondamente la valle; o i fenomeni carsici nei marmi che hanno originato grotte d'interesse anche paleontologico.
Ma soprattutto assumono importanza le manifestazioni metallifere: prima fra tutte quella di Campello Monti e della Balma, costituita da pirrotina, penlandite (minerale di nichel) e poca calcopirite nelle pirosseniti e peridotiti. Si tratta di un giacimento nichelifero già coltivato in passato, ma che potrebbe ancora rappresentare, col progredire delle tecniche estrattive e metallurgiche, un fatto economico.
Di minore importanza perchè non nichelifero, ma cuprifero, il giacimento di pirrotina di Alpe Colla, ai piedi del Massone, legato alle anfiboliti, ora compreso in un piano di riesame economico di tali tipi di giacimenti, che compaiono anche in val d'Ossola a Nibbio e Migiandone.
Di estremo interesse scientifico anche se di limitate proporzioni, è il giacimento manganesifero di Ravinella di sotto presso Forno, un rarissimo esempio di mineralizzazioni manganesifere in facies granulitica. Vi si trovano minerali infrequenti; infatti, oltre alla rodonite, alla spessartite, alla Hedenbergite manganesifera, si ha Johannsenite, Pyroxmangite, Bustamite e Salite manganesifera.
E' da ricordare infine l'oro, localizzato nelle miloniti della Linea Insubrica, subito a monte di Campello, dove restano antiche gallerie a testimoniare una passata attività estrattiva. Recenti studi eseguiti all'estero con tecniche molto sofisticate, da un nostro ricercatore, il prof. Sighinolfi dell'Università di Modena, hanno rivelato che l'oro si trova anche in molte altre posizioni della valle, in quegli gneiss biotitico-sillimaniticogranatiferi, chiamati anche « gneiss kinzigitici », che erano sfuggiti alla minuziosa ricerca dei vecchi ricercatori. Questa scoperta potrebbe avere anche prospettive applicate nel futuro della valla Strona.
(testo del Prof. Mario Bertolani, in "Lo Strona" n° 1 Anno 1 Gennaio-Marzo 1976)
Ma soprattutto assumono importanza le manifestazioni metallifere: prima fra tutte quella di Campello Monti e della Balma, costituita da pirrotina, penlandite (minerale di nichel) e poca calcopirite nelle pirosseniti e peridotiti. Si tratta di un giacimento nichelifero già coltivato in passato, ma che potrebbe ancora rappresentare, col progredire delle tecniche estrattive e metallurgiche, un fatto economico.
Di minore importanza perchè non nichelifero, ma cuprifero, il giacimento di pirrotina di Alpe Colla, ai piedi del Massone, legato alle anfiboliti, ora compreso in un piano di riesame economico di tali tipi di giacimenti, che compaiono anche in val d'Ossola a Nibbio e Migiandone.
Di estremo interesse scientifico anche se di limitate proporzioni, è il giacimento manganesifero di Ravinella di sotto presso Forno, un rarissimo esempio di mineralizzazioni manganesifere in facies granulitica. Vi si trovano minerali infrequenti; infatti, oltre alla rodonite, alla spessartite, alla Hedenbergite manganesifera, si ha Johannsenite, Pyroxmangite, Bustamite e Salite manganesifera.
E' da ricordare infine l'oro, localizzato nelle miloniti della Linea Insubrica, subito a monte di Campello, dove restano antiche gallerie a testimoniare una passata attività estrattiva. Recenti studi eseguiti all'estero con tecniche molto sofisticate, da un nostro ricercatore, il prof. Sighinolfi dell'Università di Modena, hanno rivelato che l'oro si trova anche in molte altre posizioni della valle, in quegli gneiss biotitico-sillimaniticogranatiferi, chiamati anche « gneiss kinzigitici », che erano sfuggiti alla minuziosa ricerca dei vecchi ricercatori. Questa scoperta potrebbe avere anche prospettive applicate nel futuro della valla Strona.
(testo del Prof. Mario Bertolani, in "Lo Strona" n° 1 Anno 1 Gennaio-Marzo 1976)